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L'EDITORIALE di oggi: lo sfruttamento dell'immigrazione

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Il commento di oggi é affidato alla penna del nostro conterraneo Sabato Limonciello

Le cronache ci riportano spesso avvenimenti raccapriccianti relativi ad immigrati che vivono in situazioni igieniche precarie, in autentici tuguri, e sfruttati da caporali che ne fanno la raccolta ai bordi delle strade, li portano nelle campagne e prelevano regolarmente il pizzo dalla loro paga giornaliera.

Sono fenomeni che avvengono lontano dal nostro paese, anche se non di tanto: basta raggiungere le campagne di Mondragone dove questo fenomeno è ben presente ed evidente.

Ebbene, qualcosa di analogo, anche se di non di così impressionante a prima vista, avviene anche da noi: immigrati che hanno trovato rifugio in Italia, scappando dalla miseria della loro terra, cercano nel nostro paese, a San Vitaliano, un mezzo di sostentamento che permetta loro di far fronte alle spese quotidiane, ai bisogni soprattutto alimentari e di ricovero, per sé e per la propria famiglia. Trovano persone che si mostrano, all’apparenza, caritatevoli che li presentano a possibili datori di lavoro. I quali li fanno lavorare, ovviamente in nero, sfruttandoli con orari impossibili e carichi pesanti, al costo di una misera paga. E, su questa paga, il presunto benefattore preleva il pizzo. Come per gli immigrati che fanno i braccianti in Puglia.

Oppure, il benefattore di turno, si rivolge alla propria cerchia di conoscenze, millantando la beneficenza che sta facendo allo straniero e chiedendo se hanno materiale in disuso da regalare (allo straniero) che, pietisce lui, non ha mezzi sufficienti di sostentamento. Ebbene, ricevuto il beneplacito, si reca presso costui, preleva il materiale regalatogli ma, all’atto della consegna al disperato, tiene per sé il materiale migliore, per rivenderlo, e gli lascia ciò che lui non ritiene degno di valore commerciale.

Per non parlare dei proprietari di appartamenti che si propongono per dare ospitalità a chi, spaesato, arriva da noi non avendo ancora avuto la possibilità di cercare un tetto. Alla fine il prezzo di questa ospitalità risulta caro quanto il soggiorno in un albergo. E sono, ovviamente, incassi in nero.

Infine, un altro business si nasconde certamente dietro la pratica dei “matrimoni di comodo”, come quelli per i quali è accusato il Sindaco di Riace, Lucano: uomini o donne che si offrono per contrarre un matrimonio sulla carta, in modo che l’immigrato possa così ottenere un permesso di soggiorno. Solo che, per le accuse a Lucano, se si rilevassero vere, sembra trattarsi di eventi senza scopo di lucro. Cosa che non si può affermare, invece, nella generalità di questi casi. Ove è evidente che il tutto è gestito da organizzazioni finalizzate a tale scopo. 

Potrebbe trattarsi di casi isolati, come spero. E, a quel punto, si parlerebbe solo di miserie umane, di esseri abietti che sfruttano circostanze di debolezze e che, probabilmente, lo fanno a prescindere dalla etnia e dalla provenienza. 

Ma sarebbe interessante approfondire, raccogliendo, se ci fossero, testimonianze analoghe in modo da fare emergere eventuali traffici che rischiano di svolgersi sotto il nostro sguardo inconsapevole