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L'EDITORIALE di oggi: La notte di Sigonella, quando l’Italia dimostrò di essere una Nazione Sovrana

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Il commento di oggi é affidato alla penna del nostro conterraneo Stefano Masi

Anche conosciuta come “la Crisi di Sigonella” , l’accaduto rischio di sfociare in uno scontro armato tra le forze speciali statunitensi(Delta Force) ed i militari italiani della Vam e dei Carabinieri, a seguito di una profonda spaccatura tra il Presidente del Consiglio di allora, Bettino Craxi, ed il presidente Usa, Ronald Reagan.

Tutto inizio il 7 ottobre del 1985, quando alcuni terroristi palestinesi si introdussero, con documenti falsi, sulla nave da crociera Achille Lauro, in partenza dall’Egitto, dirottandola a seguito di uno scontro armato tra gli stessi terroristi ed alcuni membri dell’equipaggio. I dirottatori si dichiararono subito appartenenti all’Olp ( Organizzazione per la liberazione della Palestina), ma poi si scoprì appartenessero ad una sua organizzazione minoritaria filo siriana.

Appena appresa la notizia, l’allora Ministro degli Esteri Andreotti e quello della Difesa, Spadolini, si attivarono subito, convocando unità di crisi alla Farnesina ed il controspionaggio italiano. Riuscirono tramite i loro contatti ( altra gente…) a raggiungere il dittatore siriano Assad che si trovava segretamente in Europa per una operazione chirurgica. Quest’ultimo si attivò immediatamente e duramente, costringendo i dirottatori ad invertire la rotta della nave, e a  riportarla in acque egiziane.        

Comunque gli estremisti non tardarono a far presente le loro rivendicazioni, ovvero pretendendo la liberazione di 50 loro compagni d’armi detenuti quali prigionieri in Israele, minacciando di far esplodere il transatlantico se le richieste fossero state inevase.

Dopo un vertice tra i tre politici coinvolti, Craxi, Spadolini, e Andreotti, si riuscì ad ottenere sia la collaborazione delle autorità egiziane , sia di quelle tunisine, dove in quel periodo era ospitata l’Olp. Arafat si dichiarò subito estraneo ai fatti con una comunicazione ufficiale, ed ottenne che alcuni suoi emissari affiancassero i diplomatici italiani nella trattativa da portare avanti con i sovversivi. Nel frattempo Craxi aveva ottenuto il “lasciapassare” da Gran Bretagna ed Usa al decollo di due elicotteri con 60 militari italiani tra incursori e paracadutisti…

Uno degli emissari incaricati da Arafat (leader dell’ Olp) tale Abu Abbas si scoprì in seguito essere l’ideatore del dirottamento fallito poi.           

La situazione rischiava di precipitare da un momento all’altro! Da un lato, Craxi ed Andreotti erano favorevoli all’apertura di un negoziato che evitasse inutili spargimenti di sangue, dell’altro, invece si contrapponeva il solito spirito interventista dello zio Sam, insomma Reagan pretendeva che non ci fosse alcuna trattativa con i terroristi, ed auspicava semplicemente un intervento armato per neutralizzare la minaccia. Una volta negata la richiesta di attracco nel porto di Tartus in Siria, i paramilitari chiesero che vi fosse un negoziato, mediato dalla Croce Rossa, con i diplomatici Italiani, Inglesi, e tedeschi dell’allora Germania Ovest. Intanto, per dare vigore e credibilità alle loro richieste, assassinarono   un cittadino americano paraplegico ed ebreo che poi fu gettato in mare.

Ovviamente i vari Paesi interessati avevano opinioni differenti: l’Italia prediligeva l’intermediazione diplomatica, mentre gli Stati Uniti volevano intervenire con propri reparti speciali, cosa che Craxi ostacolò, in quanto se fosse stato necessario un intervento militare, questo doveva essere condotto da militari italiani, perchè i crimini erano stati commessi su suolo italiano. Ben presto la nave si diresse nel porto  di Said, dove a seguito di una trattativa diplomatica si firmò l’accordo che funse da salvacondotto per gli attentatori ed i negoziatori palestinesi. Dopo fu requisito un boeing 737 delle linee aeree egiziane per il trasferimento dei dirottatori e dei negoziatori accompagnati da membri dei servizi segreti. Ma gli americani ancora non si erano arresi! Volevano a tutti i costi per se i terroristi, ma così non andò!

Il presidente americano Ronald Reagan diede ordine di intercettare il Boeing con a bordo i malfattori, e quindi due F-14 Tomcat si alzarono in volo dalla portaerei USS Saratoga, e sollecitò anche  tutti gli aeroporti raggiungibili dall’aeromobile, di non concedere il permesso di atterraggio, cosa che avvenne in successione da    parte della Tunisia, della Grecia e del Libano. I caccia americani dirottarono quindi l’aereo verso la base militare di Sigonella la notte tra il 10  e l’11 ottobre del 1985. (sono passati 33 anni da allora)

Craxi fu avvisato dagli americani già a dirottamento avvenuto, e nemmeno l’arrivo dell’aereo fu comunicato alla base, che sapeva solo dell’avvicinamento e dell’atterraggio dei due F-14. Quando il presidente del Consiglio fu avvisato, egli chiese solo” perché in Italia?” e la risposta fu:” perché in Italia avete il clima mite ed il cibo buono”, dimostrando una mancanza di rispetto nei confronti del nostro Paese senza paragoni!

La risposta di Craxi non tardò ad arrivare (immaginate come si fosse sentito al cospetto di tanta superbia!) ed ordinò in segreto che i terroristi ed i mediatori fossero presi in custodia da militari italiani.

All’epoca il controllo aereo era esclusivamente nelle mani dell’aeronautica militare. I membri di quest’ultima non appena si resero conto di ciò che stava avvenendo, e cioè che gli americani avevano intenzione di far sostare il boeg737 in un area di competenza statunitense, avvisarono repentinamente i carabinieri e la Vam. Immediatamente 30 avieri e 20 carabinieri accerchiarono l’aereo e non si mossero nemmeno dopo l’arrivo di due velivoli della Delta Force atterrati senza autorizzazione, e dai quali scesero i membri delle forze speciali americane accerchiando a loro volta i militari italiani. Arrivarono  subito    altri rinforzi per gli italiani dalle vicine caserme di Siracusa. Insomma lo scontro sembrava imminente. Fu sollecitato più volte il Governo italiano affinchè consegnasse i terroristi alle autorità americane. Ma il Presidente del Consiglio, in assenza di estradizione da parte Usa, portò avanti la tesi, giusta, che dovevano essere interrogati e processati dalla giustizia italiana, avendo commesso reati su suolo italiano. Non si piegò!! Il resto è storia…..