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L'EDITORIALE Di oggi: ALTERNANZA SCUOLA LAVORO

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Il commento di oggi é affidato alla penna del nostro conterraneo Sabato Limonciello

Il distacco della Scuola Italiana con il mondo produttivo è molto forte tanto che si arriva, a volte, al paradosso di Aziende che cercano personale con determinate competenze e che faticano a trovarle. Ma è pur vero che, anche chi esce dalla Scuola con competenze affini ai posti ricercati dall’Industria, deve generalmente essere sottoposto ad un Corso di Formazione che colmi il gap comunque esistente.

Un ottimo modo per avvicinare questi due mondi è, secondo me, costituito dall’alternanza Scuola-lavoro: gli Istituti, in accordo con le Aziende del territorio, concordano un Progetto che consente ad una parte degli studenti di impiegare una quota del loro tempo in attività produttive, in modo da rendersi conto di ciò che avviene nella realtà del mondo del lavoro e, perché no, portare in questo mondo un briciolo del sapere appreso sui banchi di Scuola.

Ebbene, il nuovo Governo ha dimezzato i fondi per questo Progetto e non si capisce perché.

E’ vero che non sono mancati episodi incresciosi: spesso gli studenti sono stati semplicemente sfruttati e/o adibiti ad attività per nulla formative. Per non parlare dei casi in cui si è sentito di vere e proprie molestie, sconfinando quindi in ambito penale.

Ma anche dal lato dei docenti non si è avuta quell’adesione unanime che sarebbe servita affinché il Progetto si potesse diffondere a livello di massa e si ponesse una barriera ai tagli che, poi, puntualmente sono arrivati. A fronte di una lamentata deviazione dai Programmi Ministeriali, questa l’accusa degli insegnanti, si è perso un grosso potenziale di innovazione che gli studenti avrebbero potuto apportare alle Aziende e si è interrotta una corsia preferenziale per lo sbocco occupazionale e per la verifica sul campo delle attitudini personali verso specifiche attività.

I problemi c’erano, come ho detto sopra, ma andavano circoscritti e risolti con misure ad hoc, senza “buttare”, come si suol dire “il bambino con l’acqua sporca”.

Ma, soprattutto, la classe dirigente intermedia del Paese, costituita dai Capi delle Aziende, dai Dirigenti scolastici, dagli insegnanti avrebbe dovuto dimostrare la capacità e la possibilità di attuare sul campo le felici intuizioni che, una volta tanto, ha avuto la nostra Classe Politica: creando percorsi virtuosi da cui, sia lo studente che l’organizzazione aziendale, potessero trarre beneficio.

Ma non tutto è perduto: “adda passa a nuttata”